La dolce scuola
C’era una volta un re che voleva molto bene ai bambini, e ordinò, per questo, che nelle scuole del suo regno tutte le materie si insegnassero, indovinate con che cosa? Coi dolci!
Ah! Ah! Ah! Non più i vecchi libri, ma delle paste fresche!
Ah! Ah! Ah! Figuratevi che festa, per quei bambini, e come andavano volentieri a scuola! Ce n’erano di quelli che volevano andarci anche il giovedì e la domenica! Essi volevano che le vacanze non arrivassero mai. Sfido io! Tutte le mattine il bidello portava in classe un vassoio pieno di caramelle, confetti, cioccolatini e paste appena uscite dal forno, che diffondevano nell’aria una tepida fragranza. Finita la lezione mangiavano ogni cosa.
La lavagna era una gran tavola di cioccolata, e il mappamondo un grosso pasticcio ripieno di frutta candita. Il pallottoliere era formato da confetti di vari colori, infilzati; i calamai erano pieni di marmellata e di zucchero filato. Per libri usavano delle sfogliate, che sono paste delicatissime, a fogli sottili, sovrapposti l’uno all’altro! Che piacere doveva essere sfogliare quei libri. Molte volte i bambini non sapevano resistere alla tentazione e li divoravano addirittura!
Invece dei punti di merito, davano agli scolari delle caramelle. Sei ai mediocri, e sù sù, fino a dieci ai più bravi. Agli asini niente.
L’aritmetica la insegnavano coi cioccolatini, e l’italiano con le caramelle. Sulla carta che li avvolgeva erano stampati i numeri e le lettere dell’alfabeto. Quanti nel leggere, invece di mangiare le parole, mangiavano i cioccolatini o le caramelle!
Quanto fa tre cioccolatini più tre?
Cinque.
Cinque? Cinque? E l’altro dove l’hai messo?
L’altro l’ho mangiato.
Per insegnare le frazioni, il maestro tagliava a fette una torta. Una volta, all’esame di italiano diede ai ragazzi una grossa ciambella per ciascuno e il tema: “Non tutte le ciambelle riescono col buco”. Un’altra volta, alla lezione di geografia, fecero una scorpacciata di africani, In quelle scuole beate, imparavano la calligrafia scrivendo con lo zucchero sulle torte e il francese tenendo in bocca dei “marrons glacès”.
Durante la lezione di scienze, il maestro, per spiegare ai bambini che cos’è il freddo, distribuiva un bel gelato; e per spiegare cos’è il caldo dei “fondants”, che sono quei cioccolatini che si sciolgono in bocca per il calore.
Alla lezione di canto, i ragazzi si riempivano di caramelle per la gola, dolcissime. Quando c’era lavoro, immaginate bambine, che pasticci!
Per insegnare la geometria, adoperavano certe paste speciali.
Cos’è questo?
Un cannoncino.
Lo so; domando che corpo è?
Un cilindro.
E quel torrone?
Un parallelepipedo.
E quel biscottino?
Un rettangolo.
Bravo, dieci caramelle con lode.
Ah, come dev’esser stato dolce lo studio, in quelle scuole! Dev’esser stato dolce anche il farsi bocciare, perché i maestri. Invece delle bocce adoperavano dei grossi “krapfen”. Infatti molti ragazzi, invece di essere promossi a pieni voti, preferivano di essere bocciati coi dolci ripieni.