Come avvenne che Pierino non andò in Africa
La seconda volta che Pierino volle andare in Africa,da solo, non gli riuscì. Ecco come è stata.
Tutte le sere, il babbo di Pierino, finito di cenare, leggeva ad alta voce il giornale, e così il ragazzo sapeva, giorno per giorno, la partenza dei soldati per l’Africa. Dài oggi, dài domani, finì che gli entrò nella testa l’idea di partire, anche lui, per l’Africa. Era la prima volta che accadeva un fatto simile, perché il suo maestro diceva sempre che per fargli entrare un’idea nella testa ci voleva un’operazione chirurgica.
Dell’Africa aveva delle cognizioni un po’ confuse, tant’è vero che cercava l’Eritrea e la Somalia sulle coste della Libia!
Dopo lunghi studi sull’atlante, riuscì a sapere dove voleva andare, e che viaggio doveva fare: imbarco a Napoli, passaggio dello stretto di Messina, traversata del Mar Rosso, sbarco a Massaua, arrivo ad Addis Abeba. Al babbo ed alla mamma, naturalmente non disse nulla, per non farli piangere, e per non farsi dire ch’era diventato matto.
Pierino non pensava che all’Africa, e quando entrava in una pasticceria, faceva strage di “africani”. Una bella mattina, tirò fuori i soldi dal suo salvadanaio, mise il libro di geografia,
l’atlante e un po’ di roba da mangiare in una tela, e, senza dire né ai né bai, se ne andò, col suo fagottino sotto il braccio. Alla stazione, prese un biglietto per Napoli, salì, senza che nessuno gli dicesse nulla, sul treno, e via!
Arrivato a Napoli, scrisse una lettera ai suoi “chari genitori”, dicendo loro di non star in pensiero, che andava in Africa, che sarebbe tornato presto, e che avrebbe portato loro, in regalo, una pelle di leopardo.
Impostata la lettera, s’avviò al porto. Quando vide un bastimento, carico di soldati, rimase a bocca aperta. Stavano caricando, con una gru, delle merci. Pierino, senza esser visto da alcuno, si nascose in una grande cassa di legno, e vi si accucciò, col cuore di dentro che faceva un gran battere. L’aria gli entrava dalle fessure. A un tratto, si sentì sollevare da terra, e deporre sulla coperta del bastimento. Ah, finalmente ci siamo!
Poco dopo, due operai vennero a sedersi sulla cassa. Pierino, di sotto sentiva i loro discorsi. Uno di quegli operai, veneto, c’era stato un’altra volta, in Africa e raccontava le sue vicende: - Ho lavorato molti anni in casa di un “ras”, ed ho imparato un po’ della sua lingua. Questo “ras” prese per servitore un sudanese.
Ti darò - gli disse – dieci talleri all’anno, del tabacco, dell’acquavite, e di più ti vestirò. Sei contento?
Altro che contento! Rispose il sudanese.
L’indomani, passò tutta la mattinata, senza che il servitore comparisse.
Che vuol dire ciò? – gridava il “ras”- che quella canaglia sia già scappata? Va un po’ a vedere. Corsi nella sua capanna, e vidi il sudanese sdraiato tranquillamente sulla branda.
Come! Ancora in letto? Ma non sai che è già mezzogiorno?
Lo so, mi rispose – ma non voglio vestirmi. Perché ieri il padrone mi ha detto che mi avrebbe vestito lui -. Pierino, di sotto, faceva grandi sforzi per trattenere le risa.
Senti quest’altra – continuò l’operaio. – La prima volta che che andai in casa del “ras” gli portai in regalo, una scatola di biscottini, che mi era arrivata dall’Italia.
Davanti alla porta della sua stanza erano accovacciati due uomini buffi. Quando videro la scatola dei biscotti, mi saltarono addosso, me la strapparono di mano, ruppero il coperchio, e si misero tranquillamente a infornar biscottini. Dapprincipio ebbi paura; ma poi, credendo che fossero i figli del ”ras”, mi levai il cappello, e dissi loro: accomodatevi pure. Essi seguitavano a cacciar giù biscottini, senza darmi retta.
Sono buoni, eh? Biscottini italiani. Mangiatene, mangiatene pure, ma lasciatene un po’ anche per il papà. E quelli giù ad ingozzarsi come polli. Quando furono sazi, mi restituirono la scatola quasi vuota. Entrai nella stanza del “ras” e gli presentai, tutto vergognoso, la scatola.
Perché non me l’hai portata piena? – mi domandò, corrucciato.
Sior “rais”, era piena, ma i suoi bambini l’hanno vuotata.
Ma che bambini!
Quei due che son seduti di fuori, davanti alla porta.
Ah! Ah! Ah! Ma non hai visto, stupido, che sono due grosse scimmie?
Ah. Per questo prendevano i biscotti a quattro mani!
A questo punto, Pierino non poté più resistere, e scoppiò una gran risata.
Ah! Ah! Ah!
I due operai, a sentire, di sotto, quella scarica, balzarono in piedi, sollevarono il coperchio della cassa, e scoprirono il ragazzo, che non sapeva se ridere o piangere.
Gli ufficiali del bastimento lo fecero sbarcare e tornare al suo paese.
Così per una risata, finì il viaggio di Pierino in Africa.