Il papavero
Nel mezzo, un di un prato, un papavero, innalzava
verso il cielo il suo calice rosso. Ai suoi piedi,nascosto
fra l’erba, era spuntato un fiorellino bianco, di vago
aspetto, ma così piccolo che appena sfiorava la terra. (dis.1)
Quando il papavero si degnava di rivolgergli la parola,
doveva curvarsi a guisa di un punto interrogativo.
- Come sei piccolo! - gli diceva - non ti si vede nemmeno
-una goccia di rugiada ti annega; se un’ape viene
a succhiarti; corri gran rischio di morire dissanguato; per te
una libellula è un aeroplano. Guarda me,invece,
come sono grande! A confronto di te, sono una palma!
- Se le cose di questo mondo - rispose il fiorellino bianco
- si dovessero apprezzare secondo la loro grandezza,
una macina sarebbe più preziosa d’un brillante. L’ago
è piccolo, eppure il sarto vive di esso; il piccolo vento
accende il fuoco, il grande lo smorza.
- “de minimis non curat papaver” - disse il fiore rosso.
Delle cose piccole non si cura il papavero. Tu vivi terra
terra, io mi slancio verso il cielo.
- Ah, si? Molte volte caro mio, è meglio e più sicuro tenersi
terra terra, che innalzarsi troppo alto.
Mentre parlavano udirono i colpi lugubri d’un martello.
Tacquero. ll papavero si rizzò sul gambo, e vide
un contadino che batteva la falce col martello,
per assottigliarneil filo. (dis.2)
A quella vista diventò bianco.
- Che c’e? domandò il fiorellino.
- Incominciano a falciare il prato.
- Ah!
Poco dopo, sentirono nell’erba un fruscio che andava
man mano crescendo, poi videro a un tratto lampeggiare
fra il verde la lunga lama d’una falce. Il terribile ferro recise
il gambo del papavero, che cadde insieme con le altre
erbe; (dis.3) ma non toccò il fiorellino bianco, rasente la terra,
che continuò, in mezzo alla strage, ad innalzare il suo tenue
profumo verso il cielo. (dis.4)